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L'esperienza vissuta del "corpo proprio" investe uno dei nodi essenziali della psicopatologia, costituendo uno dei problemi più appassionanti dell'indagine antropofenomenologica. Attraverso il pensiero di autori come Nietzsche, Husserl, Merleau-Ponty e Sartre i due poli dell'essere-un-corpo (Leib) e dell'avere-un-corpo (Körper) sono dialetticamente osservati, immersi in una processualità che non conosce sintesi se non provvisorie e in cui, anche nei casi di netta prevalenza di una delle due polarità, non si ha mai la scomparsa dell'altra, come accade per ogni rapporto figura-sfondo e per ogni realtà dialogica. Nell'ambito psicopatologico, discusso nella seconda parte del libro, le possibili interazioni patologiche tra Körper e Leib sono affrontate a partire da casi clinici all'interno dei singoli disordini: tra il corpo "oggetto" nelle psicosi alle esperienze acmeiche e la sindrome di Cotard, tra l'inquieta palude delle dismorfofobie e la mitologia del corpo snello nell'anoressia nervosa, per finire con il fenomeno dell'arto fantasma nelle sindromi cerabralorganiche, i corpi virtuali delle dipendenze tecnologiche e la corporeità contesa della sessualità parafilica.